(Charleston, South Carolina, 1806-70) scrittore statunitense. Esordì come romanziere nel 1833 con Martin Faber, ritratto psicologico di un criminale, derivato da W. Godwin e Ch. B. Brown. Vastissima è la sua produzione di romanzi della «frontiera» (alimentati dai racconti del padre, che aveva combattuto più volte contro gli indiani) e storici, con escursioni nei territori del fantastico e dell’orrore. Tra le sue opere più popolari: Guy Rivers (1834), Yemassee (The Yemassee, 1835), Il partigiano (The partisan, 1835), I segugi della frontiera (Border beagles, 1840), Beauchamp (1840); i racconti, in parte di avventure, in parte dell’orrore Wigwam e capanna (The wigwam and the cabin, 1845-46). Popolarissimo in vita e apprezzato da E.A. Poe, ma dimenticato, poi, per quasi un secolo, fu riscoperto nel secondo dopoguerra e rivalutato nell’ambito della tradizione letteraria del Sud, per l’uso sapiente del dialetto e l’intenso «regionalismo» che ne fanno un antenato di W. Faulkner.